Ciao, bentornato su Calibri, che sta inspiegabilmente uscendo di domenica (?) e dopo ben 2 S E T T I M A N E, siamo impazziti?
Beh, come ti dicevo qui e qui questa newsletter segue la marea estiva, un’onda di eventi, inviti, salti e variazioni che possono renderla un po’ imprevedibile, perché è proprio vero, d’estate vigono regole diverse e che ci piaccia o no ci siamo dentro ✨
Molte bollicine di spumante e d’acqua salata dopo, molte stelle cadenti e lucciole e risate e caschi di moto scambiati e occhiatacce e discorsi a caso, e molte camminate e chiacchierate e smottamenti e abbracci dopo, tornavo dal mare e ascoltavo Cassidy di Radio Freccia che diceva: E tu, cosa ricorderai di questa estate?
E ho pensato, ma baby, chiedimelo a settembre, è troppo presto per capirci qualcosa. Senza contare che, per qualcuno, l’estate comincia adesso*
*Non preoccuparti se per te non comincia adesso, passeremo un bellissimo autunno, vedrai✨
Montesalto
Il mare è una cosa così pulita, così innocente, così grandissimamente libera, e molto felice. Il mare è una cosa fatta di ombrelloni colorati, di chiacchiere di persone, di scorci di braccio, di gabbiano, di telo, di secchiello, coi capelli raggrumati e tutti ricci, che se ti vanno in bocca sanno di sale. Poi è fatto di un vento bello e di una luce che cambia inclinazione ad ogni ora del giorno, e della schiuma rumorosa delle onde che anche loro cambiano taglio ad ogni ora del giorno.
E ci sono le conchiglie a pezzetti bianchi sotto i piedi, e i cani che corrono allegrissimi con la lingua di fuori scrollando tutto il pelo. I veneti in trasferta e le signore con il pareo che parlano di cose che ascolti con un orecchio solo, mentre stringi le palpebre e ti senti un po' bambino e un po' Corto Maltese.
Quindi anche se ci vai una volta all'anno, glielo dici sempre.
Ciao, mare.
Mare dentro e mare fuori.
Mood
Mi è piaciuto
Farmi i fatti miei
Non rispettare NESSUN orario
Dimenticare qualsiasi autorità che non fosse l’ispirazione del momento
Usare tutti questi preziosissimi giorni per festeggiare una fantastica, totale libertà (in genere in questa sezione della newsletter ci sono dei link ma oggi siamo anarchici)
Passare del tempo di qualità facendo cose per nulla produttive ma altrettanto essenziali, ciao stress della vita contemporanea
*Foto by @ ilovegreeninspiration che ringrazio, ndr <3
Cosa sto leggendo
I Racconti romani di Moravia, me li son trovata nell’e-reader (qui qualche info):
I "racconti romani" scritti complessivamente da Alberto Moravia sono più di centotrenta e sono stati pubblicati su quotidiani e riviste fra il 1948 e il 1959, soprattutto sul Corriere della Sera […]. I "racconti romani" raffigurano stralci di vita quotidiana nella Capitale nel secondo dopoguerra. Le vicende hanno protagonisti differenti appartenenti a qualsiasi condizione sociale: si va infatti dal povero perseguitato dalla fame all'uomo di condizioni modeste […] fino alle vicissitudini di cittadini agiati, in grado già di possedere un'automobile.
Qui l’ediz Bompiani, del 2001 (metto copertina):
La città e il popolo di Roma sono naturalmente molto cambiati da un secolo a questa parte: qui viene descritta la Roma moderna e un po' stralunata del primo decennio del dopoguerra; una Roma libera eppure alienata; molteplice, vitale e insieme deturpata, piena di incontri, di imprevisti, di avventure, ma anche di rassegnazioni e di angosce. Un libro ricchissimo, un grande atto della commedia umana di un nostro non lontano passato.
Cosa sto ascoltando
Musica jazz?
A cosa sto pensando
Sto pensando alle coincidenze, alle differenze, ai poderi al sole, ai poderi all’ombra, a quelli con le olive e a quelli con il rosmarino, poi al tempo che è sempre meno (ma dove diavolo va, in un frullatore, in un imbuto cosmico trita-mezz’ore), poi ai lavori, ai lavoratori, ai sognatori, a quelli che si cercano e a quelli che si sono trovati, e a tutte le magnifiche direzioni parallele che abbiamo preso oppure no
E tu?
Ne fai di filosofia di mezza estate? O ti stai molto più appropriatamente godendo il rumorino del ghiaccio che tintinna nel bicchiere senza altre complicazioni?
Ospiti
L’ospite di oggi è una persona come tutti noi ma molto a modo suo, che lavora, legge, scrive, ascolta musica, va ai concerti. Scansiona la realtà con occhio un po’ critico un po’ umoristico raccontandoci la sua esperienza di autore self-published. Risponde Filippo Pasqui.
• Da quanto tempo coltivi la scrittura creativa?
Domandona! Mi verrebbe da dire da quando ho imparato a scrivere. Me ne sono reso conto con i primi temi a scuola. Per studiare facevo riassunti infiniti, mi piaceva da morire. Non a caso sono sempre stato una pippa in matematica perché non mi era possibile riassumerla a parole. Insomma, considerato che sin da piccolo sono stato un accanito lettore, già nei primi anni delle superiori iniziai a scrivere racconti durante le lezioni: parlavo di gangster e mafiosi che si ammazzavano fra di loro, personaggi con molte avventure da raccontare. Durante l’università ho sperimentato ulteriori campi della scrittura recensendo band emergenti su svariate webzine musicali underground fino a quando, poco prima della pandemia, ho sentito la necessità di mettere su carta alcune situazioni ambigue in cui mi sono trovato condividendo passaggi in BlaBlaCar. È nato così Racconti di BlaBlaCar, mio primissimo libricino, in cui ho avuto modo di raccontare storie vere ma assurde, concentrandomi sull’anomalia di esperienze che sembrano uscite dalla testa di un cialtrone al bar dopo il quarto amaro.
Ho intensificato l’approccio surreale con il mio secondo libro, L’Ondra, riprendendo esperienze vissute nella città in cui ho lavorato per circa due anni, amalgamate con storie di amici italiani residenti nel Regno Unito. È nato così un falso reportage con personaggi inventati ma non troppo, romanzato a mio piacimento.
A quel punto mi sono reso conto che potevo esagerare e lanciarmi in qualcosa di completamente folle, così ho buttato giù una serie di soggetti per romanzi che avrei voluto scrivere. Nell’indecisione generale ho deciso di prendere quelli che consideravo più validi e metterli insieme: è nata in questo modo l’idea di Vasto Devasto, a cui ho dedicato gli ultimi due anni.
Quindi, rispondendo alla domanda – anzi, mi scuso se sono stato prolisso per arrivare a questa considerazione – ho iniziato ad approcciarmi alla scrittura creativa a fine 2020 con L’Ondra e sono diventato più hardcore l’anno successivo mettendomi a scrivere Vasto Devasto.
• A chi è dedicato, o destinato, il libro?
Il titolo si ispira alla varietà di cose che succedono nel libro e che, appunto, vanno a comporre un casino dietro l’altro.
Il soggetto – l’anziano provinciale che fugge via dalla sua quotidianità stantia e litigiosa – mi è venuto in mente osservando i vecchi che durante l’estate si cimentavano in selvagge partite di carte nei circolini. Ero completamente affascinato, rapito dai loro gesti, dal loro linguaggio sia verbale che corporeo. In quel periodo cercavo di riassaporare un lento ritorno alla normalità dopo un anno e mezzo di pandemia osservando coloro che avevano sofferto più di tutti i lockdown e la scomparsa prematura di tanti amici e parenti.
Il libro è destinato in parte a loro, e in parte anche alle persone arrabbiate: durante la pandemia la gente diceva che sarebbe andato tutto bene, che ne saremmo usciti migliori. La realtà che ho riscontrato è che invece ne siamo usciti più arrabbiati e più stanchi, con una vita sempre più incerta, lavori precari e l’impossibilità di costruire qualcosa di concreto in una società dove il tessuto sociale è stato sfaldato da ritmi di vita divenuti insostenibili, insoddisfacenti. Volevo creare una valvola di sfogo per loro, perché sembra che nessuno li ascolti veramente. Ho cercato anche di immaginare situazioni di rivalsa per poterli motivare a tenere duro e, se necessario, incazzarsi ancora di più.
• Quanto è importante per te la "toscanità"? Cosa ti ha indotto a darle un ruolo così di spicco nel libro?
In passato ho avuto un rapporto molto difficile con la “toscanità”. In sintesi, sono sempre stato un hater della mia città, Arezzo, ma in particolare dei suoi abitanti, persone generalmente molto diverse dal mio modo di pensare. Non riuscivo a vederne i pregi notando soltanto un certo snobismo, per cui decisi di evadere da un clima che mi sembrava molto ottuso e superficiale. Negli ultimi dieci anni, oltre che a Londra, ho avuto modo di vivere in molte città d’Italia, da nord a sud, e a forza di stare a contatto con realtà lontane dalla visione aretina della vita ho avuto l’opportunità di riflettere. Subito dopo l’esperienza londinese, ritornare a casa in Toscana è stata un’epifania. Notare tutto quel verde che circonda Arezzo, dopo aver vissuto per anni in ambienti principalmente cementificati, mi ha fatto venire voglia di dedicarmi a lunghissime passeggiate nei boschi circostanti, portandomi a guardare alla “toscanità” con occhi diversi, più consapevoli. I percorsi che Graziano si ritrova a fare nel libro non sono inventati, esistono veramente, sono quelli che mi hanno fatto rivalutare il territorio della mia città.
La “toscanità” è importantissima in Vasto Devasto perché è tramite la scrittura che ho cercato di esorcizzare i miei pregiudizi sugli aretini, provando a raccontare ogni sfaccettatura e ogni variante di questa “toscanità” caotica che ogni personaggio del libro possiede.
• L'operazione dall'iper-realistico al paranormale mi ricordato L'impero del sogno di Vanni Santoni, toscano anche lui: che cosa pensi della provincia italiana, delle realtà cittadine della tua regione? Si prestano a sconfinare nel fantasy?
Secondo me, la provincia italiana deve sconfinare nel fantasy: necessita di sconfinare nel fantasy proprio perché la realtà è terrificante al giorno d’oggi. In un periodo storico in cui le tradizioni stanno scomparendo, sostituite da un iper-consumismo che ha svuotato le persone sradicandole, il fantasy è un’alternativa valida per ridare carattere al territorio. Raccontare l’inusuale prendendo spunto dalla quotidianità provinciale per me diviene un modo per creare coesione tra le persone che vivono la provincia ogni giorno e che, come me, almeno una volta nella vita si sono sentite fuori posto.
• Autori/rici preferiti/e
Domanda pazzesca. Vado a periodi, ma in questi ultimi anni posso dire di averne diversə. Cerco di citarlə tuttə: Claire North, Amélie Nothomb, Daniel Keyes, Luke Rhinehart, Aldous Huxley, Ted Chiang, Mark-Uwe Kling, Jeremy Rifkin, Ali Smith, Frédéric Beigbeder, Rachel Joyce, Fabio Bacà, Luciano Bianciardi, Stefano Benni, Paolo Cognetti, Santiago Lorenzo, Thomas Mann.
• Quali sono le cose che ami più fare a parte scrivere?
Sono un gran camminatore, ma anche un gran lettore. Se non vado almeno una volta al giorno a fare una delle mie silly passeggiatine mi sento male fisicamente. E, siccome di tempo ne ho pochissimo, spesso faccio coincidere le due cose, ovvero leggo mentre cammino. Sì, ho preso tanti pali in faccia, sono inciampato tante volte e caduto altrettante, ma questo non mi demotiva: sono diventato talmente dipendente da questa pratica che non riesco più a leggere da fermo. Mi distraggo troppo facilmente, perdo il filo, è terrificante. In movimento riesco a fregare il mio cervello e tenerlo concentrato nella lettura.
Poi ascolto tanta musica. È una cosa che mi porto dietro dall’adolescenza, amo scoprire gruppettini nuovi, sia italiani che internazionali, e ascoltare i loro album fino a quando non trovo altri gruppettini in grado di ipnotizzarmi, in un loop infinito. In questo periodo sono particolarmente sotto con gli Holy Wave e gli En Attendant Ana, se può interessare. Hanno sonorità tendenti al molleggiamento: rilassanti e belli freschi. E poi tutte le band che hanno suonato quest’anno all’Ypsigrock, festival underground organizzato in cima a un borgo nel bel mezzo delle Madonie, in Sicilia. È la mia seconda partecipazione consecutiva e sono tornato a casa con un pezzo di cuore in meno. Durante l’anno cerco di essere presente a vari concertini tra la Toscana e la Lombardia, ma la carica emotiva che ti dà un festival così non l’ho trovata da nessun’altra parte.
• Chi è Filippo
Un essere abominevole che non si ferma un secondo, letteralmente. Non riesco a stare fermo, davvero, è un incubo. Sono sempre stanco, dormo pochissimo, ma d’altra parte alla fine me le cerco. Osservo, ascolto, mi informo. Sono in costante ricerca di qualcosa che non so mai cosa è, lo capisco solo quando ci arrivo.
Ricorda: «Tutto quello che devi fare è scrivere una frase vera. Scrivi la frase più vera che conosci.» (Ernest Hemingway). E poi, ovviamente, mandala a Calibri, magari la pubblichiamo✨
Se questa email sa di doposole è tutto sotto controllo. Se ti sta arrivando di domenica invece che di sabato vedi sopra, è tutto sotto controllo. Se non ti sta arrivando per niente, l’hai intercettata sul sito E ADESSO vorresti riceverla sempre, puoi iscriverti qui:
Prima dei saluti, un G R A Z I E a chi si è aggiunto in queste due settimane: ciao, piacere di conoscerti! <3
Domani sarà una giornata campale per molti, cosa ci attende dietro l’angolo di Agosto? Ma soprattutto, ce la faremo? Certo che sì.
Noi ci leggiamo presto✨