Ciao, sei su Calibri, questo è il primo giorno di Aprile, nonché il mio compleanno.
Ueila! ✨
Immaginami così mentre rispondo a tutti gli auguri, è divertentissimo:
Pesce d’Aprile! Puoi fare scherzi a chi vuoi, uscire a goderti il primo sole, spargere polvere di fata ovunque, andartene a osservare le nuvole col naso per aria, e anche pranzare con prosecco e biscotti – oggi tutto è permesso!
Secondo alcune teorie, la tradizione del pesce d'Aprile potrebbe risalire Bertrando di San Genesio, patriarca di Aquileia nel XIV secolo. Questi avrebbe salvato un papa dal soffocamento per una spina di pesce.
Dell'origine francese invece si racconta che fino al 1500, il primo giorno dell'anno in Francia era il 25 marzo e i festeggiamenti culminavano il 1° Aprile con banchetti e scambi di doni. Ma nel 1564 re Carlo IX decise di adottare il calendario gregoriano e di spostare il capodanno al 1° Gennaio: i contrari iniziarono così, per sbeffeggiare quelli d’accordo, a consegnar loro regali assurdi o vuoti durante feste inesistenti.
Secondo Enciclopedia Treccani, alcuni studiosi sostengono che il pesce d'Aprile derivi da un'antica usanza di Firenze.
L’abitudine di fare scherzi il 1° di Aprile in Italia risale agli anni tra il 1860 e il 1880, e la prima città ad accogliere quest’uso francese fu Genova.
Un pesce d’Aprile firmato Hieronymus Bosch, un gatto senza risposte e un Bruce sono proprio quel che ci voleva, no?
Montesalto
Abbiate cura / di incontrare / chi non sta nel mezzo.
Cercate gli esseri estremi, / i deliri, gli incanti.
Cercate una donna o un uomo / che non siano di questo mondo,
cercate Giovanna D’Arco, / Giordano Bruno.
(Franco Arminio, L’infinito senza farci caso, Bompiani)
Mood
Mi è piaciuto
Questo post della newsletter
sulla noia e il suo rapporto con l’impulso creativoLa noia è quindi collegata alla creatività. Non è l’atto creativo in sé ma fornisce spunti. È un punto di partenza o un ambiente adatto a svilupparla. Curioso che una cosa che è all’opposto della creatività (in quanto atto positivo, che genera cose e significati) ne favorisca lo sviluppo. Del resto la creatività è ricombinazione di cose esistenti, attraverso una grammatica diversa, a volte inventandone una nuova.
La nuova newsletter di Alaska, la libreria di Affori (la cura
)Questo libro edito 66thand2nd (potrebbe piacere a Ilaria Fiorillo di Cose di Bici)
Da Salgari a Conan Doyle, da Fallaci a de Beauvoir, ciascuno testimone di un mondo che cambia, e di una pedalata da ricordare. […] Si pedala con fervore insieme a Gadda e Pasolini. Brera – inventore di neologismi, tra cui il bellissimo «vagamondo».
Cosa sto leggendo
La versione di Barney di Mordecai Richler, Adelphi, apparso per la prima volta nel 1997. “Una delle storie più divertenti che ci siano state raccontate da molto tempo.” C’è anche il film!
Cosa sto ascoltando
I Cure <3
A cosa sto pensando
Sto pensando che siamo in piena Aries Season✨
E tu?
Ospiti
L’ospite di oggi, per il tema scrivere di musica, è giornalista per diverse testate, tra cui Blow Up, Il Tascabile, Esquire, la Repubblica e The Towner. Ha collaborato con RadioLibri e per Il Mucchio Selvaggio curato la rubrica letteraria Re: books. Lo trovi anche come caporedattore di minima&moralia. Risponde Liborio Conca.
• Qual è la differenza tra scrivere di letteratura e scrivere di musica? Bisogna avere una marcia in più per porgere ai lettori un brano/album piuttosto che un romanzo?
Le insidie ci sono nell’una e nell’altra cosa. Scrivere di un libro richiede probabilmente più fatica a monte, perché la lettura impone tempi più dilatati e una concentrazione speciale. Tuttavia, i libri restituiscono questa fatica offrendo ganci maggiori: un testo completo, chiuso, dal quale attingere. Nella musica, pur essendoci spesso un testo, la dimensione sonora/immateriale è vasta e complessa da trasferire in un pezzo. Come faccio a spiegare cosa mi muove dentro la parte finale di Country Feedback senza rischiare di risultare troppo egoriferito, o peggio ancora partorendo una sequenza di frasi vagamente liriche che un attimo dopo sembrano patetiche o pretenziose? È buffo che mi sia venuta in mente proprio Country Feedback, ma qualche anno fa durante la pandemia scrissi questo pezzo, quindi a questo punto ti chiederei di leggerlo e farmi sapere se a) suona patetico o pretenzioso, o se b) sono riuscito a trasmettere in minima parte la bellezza assoluta di questa canzone, come volevo fare. Dimmelo via mail, prometto che non mi offendo se rispondi a).
• Qual è il tuo rapporto con la musica, da ascoltatore? Se dovessi citare gli artisti per te imprescindibili?
È una relazione speciale, totalizzante, intorno a cui ho costruito la mia vita. Non esiste un momento vissuto, felice o doloroso o di semplice passaggio a cui non abbia associato certe canzoni. Soprattutto canzoni, ma ho ascoltato e mi piace ascoltare anche tanta musica cosiddetta classica, o jazz (per esempio quando riprendo in mano i libri di Cortàzar mi parte in testa Miles Davis, perché mentre leggevo Cortàzar non facevo altro che ascoltare Miles Davis).
Gli imprescindibili. Sono cresciuto musicalmente negli anni Novanta, quindi sono quel tipo di persona che ti dirà Rem, Nirvana, Hole, Radiohead, Smashing Pumpkins, PJ Harvey, dEUS, My Bloody Valentine, Verdena e via discorrendo, e potrei continuare andando avanti (Broken Social Scene, Arcade Fire, la scena newyorchese dei primi anni Zero) e indietro (Beatles, New Order, etc). Mi piace muovermi nel tempo, amo il potere dei ricordi e sono legato agli anni dell’adolescenza quando passavo pomeriggi interi a costruire compilation su musicassetta o cd, ma pur concedendo qualcosa alla nostalgia non mi sento un nostalgico. Indovina cosa sto facendo mentre rispondo alle tue domande? Esatto, sto ascoltando musica; adesso, per la precisione Where to Start di Bully.
• In Rock Lit, il tuo libro uscito nel 2018 per Jimenez, c'è un dialogo costante e fertile tra suggestioni del mondo letterario e la loro trasposizione in musica, si esplorano in maniera sottile le influenze e i rimandi tra le letture personali di alcuni grandi nomi del rock e ciò che hanno prodotto: ci racconti in breve questo rapporto?
Ti ringrazio. Rock Lit è nato grazie a Michela Carpi e Gianluca Testani di Jimenez, con i quali avevo lavorato al Mucchio e a Radiolibri. Mi chiesero di provare a scrivere un libro che esplorasse la relazione tra musica e letteratura; è venuto fuori un libro scritto in totale libertà, dichiaratamente non esaustivo, ma con dentro la musica e la letteratura che amo. Fui fortunato a trovare la prima chiave – alcune fotografie scattate al party per i settant’anni di William Burroughs, uno dei miei scrittori preferiti, dove c’era gente tipo Lou Reed, i Police, Jim Carroll e Madonna – e da lì ne sono venute altre, di chiavi, per legare ad esempio Sparklehorse e Breece Pancacke, Robert Smith e Albert Camus, Kate Bush e Emily Brontë, i Joy Division e Dostoevskij.
• Un articolo che mi è rimasto impresso è quello su Ghosteen di Nick Cave per minima&moralia. Che tipo di sensibilità occorre – e di cultura – per analizzare in questo modo un disco?
Ti ringrazio, sei gentile. Prima dicevo della fatica di scrivere, e quell’articolo lì fu decisamente faticoso da mettere giù, perché Ghosteen è un disco che fa venire i brividi. Anche se non sai di cosa parla non fa altro che prenderti a cazzotti. E la cosa che lo rende a mio avviso un capolavoro è l’alternanza continua tra luce e tenebra; il fatto che anche quando è buio pesto avverti un bagliore sotto, così come quando la luce è abbagliante percepisci una vena nera, una macchia indelebile. Per questo è un disco da ascoltare col contagocce. Non penso che occorra una cultura particolare per sentirsi stregati da Ghosteen, è indubbiamente parte del potere della musica, il suo saper arrivare a tutti, a patto di saper ascoltare. Pensa a Bright Horses, la voce di Nick non fa altro che spezzarsi e ricomporsi, a ogni parola, a ogni sillaba.
• «Ho sviluppato una mania per le recensioni-supercazzola nei siti musicali, tipo: "Svolta indipendente per la popstress coreana, in un album di raffinato sophisti-dance-pop». Uso questo tweet dello scrittore Andrea Pomella per chiederti: cosa ne pensi della tendenza tutta nostrana di scrivere di musica in quella che sembra un'altra lingua?
Che condivido quello che dice Andrea, soprattutto quando certi termini, oltre a suonare involontariamente comici, diventano escludenti più che da intenditori. Le etichette sono una scorciatoia.
• Credi sia dato sufficiente spazio e rilievo alla musica e alla scoperta di novità, in Italia?
Onestamente non lo so. Penso che ne vorrei molto di più. Vorrei leggerne di più, possibilmente vorrei leggere più cose belle sulla musica nuova e vecchia, anche perché, come abbiamo visto – e il discorso non si limita di certo alla letteratura – la musica consente di andare oltre se stessi, ti permette di sconfinare in mondi diversi, abbracciare argomenti in apparenza lontani.
• Chi è Liborio
Un tipo curioso che ama ascoltare e leggere e girovagare in città.
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Buon primo giorno di Aprile a te che segui Calibri, e intanto vorrei ringraziare chi è salito a bordo nell'ultima settimana: ciao, bello vederti!
Noi ci leggiamo presto✨
Grazie mille!