Ei ciao, sei su Calibri, è sabato, e questo significa che, contrariamente a ogni previsione e nonostante avversità, intemperie, varie ed eventuali, stiamo tenendo il ritmo, uau ✨
[Altri modi per dirlo:
abbiamo preso il via,
il giro,
stiamo tenendo botta,
il passo,
abbiamo un bel flow,
stiamo performando,
il che è tutto dire,
toop!]
Sul finire di gennaio le persone si dividono in due grandi categorie: quelle che alla prima luce cominciano ad annusare la primavera, e sentono già il richiamo del sole sulla faccia
e quelle che si stringono nella sciarpa, guardano di sottecchi il cielo e cassandrano, Adesso viene il freddo vero, chiudendosi in casa per la serrata finale, il colpo di coda dell’inverno, sino a tempi più miti
In quest’ultimo frangente di vita, cioè nella settimana appena trascorsa, mi sono resa conto che le giornate si stanno già allungando, e che dirlo deve essere una nostra sacrosanta libertà, tutti gli anni. Perché è vero, succede allo stesso modo tutti gli anni, ma abbiamo il diritto di prendere atto del traslitterare delle stagioni tutti gli anni. Le stagioni siamo noi, e quello che ci mettiamo dentro.
Perciò!
Montesalto
Talvolta bastava essere seduti di fronte, senza troppa confidenza, per rendersi conto che si poteva andare oltre. Oltre cosa. Oltre la superficialità. Chiacchiere e discorsi che fluivano come un minuetto, il sottofondo dei luoghi comuni recitati da protagonisti, con il sorriso di circostanza sempre adatto al momento. Poi cambiava il frame, qualcosa girava in maniera inattesa, un accordo dissonante, o forse troppo armonico, un giro di boa, e di colpo avevi l’idea chiara, trasparente, di essere esattamente in equilibrio.
Tra lo scoprirsi e il nascondersi, tra l’affondare e il ritrarsi, tra il volare e il cadere.
Quando soffiava quell’aria, nuova, troppo nuova, scompigliando i capelli e le pagine e i capitoli e le ore, e sapeva di rose selvatiche, di scarpe troppo consumate, di asfalto e di chilometri e salsedine – il mare ti trova sempre –, era il segno che era tempo di muovere.
Tra il fare e il non fare, chi lo sa.
Saltare o non saltare.
Andare o non andare.
Come sulla frontiera.
Mood
Mi è piaciuto
Questi disegni così minimal di Hanahara Fumiki già citato sopra, grazie
per avermeli fatti scoprire <3Questo articolo de La ricerca su Alice Cascherina, uno dei personaggi meno conosciuti di Rodari che incarna lo spirito avventuroso dei bambini di tutti i tempi
Questo articolo (un po’ inquietante) su Il Tascabile (Giancarlo Cinini), aiuto
In questo accumulo mostruoso di dati, il loro possesso ci sfugge. Chi li detiene? Persino le app per lo sharing dei monopattini, spiega Pitron, raccolgono una grande quantità di dati, per trasmetterli ad altri per scopi commerciali, e per raccogliere informazioni vitali sulle abitudini di mobilità: sembra bastino “quattro punti spazio-temporali (…) per identificare il 95% delle persone”.
Cosa sto leggendo
Ho iniziato da poco questo libro di Olga Campofreda, edito NN Editore, ne parlerò più estesamente tramite rece una volta finito ma bella scrittura, sul serio (metto copertina)
A sera, scendendo col motorino dalla città vecchia, puoi vedere le colline intorno che diventano rosa ed è uno spettacolo bello, anche se poi lo sai che quello è il bianco delle cave aperte, pietra viva che arriva in centro sotto forma di polvere e si appoggia sui vetri delle macchine parcheggiate per le strade in doppia fila. La polvere si appoggia sugli amanti nascosti che scendono a valle separati, sui ragazzini che escono dalla palestra e raggiungono i compagni rifugiati sotto i portici a fumarsi le canne, sulle madri che sollevano le buste del supermercato, sulle vecchie che vendono a credito i calendari di Padre Pio all’uscita della messa serale. La polvere delle cave scende insieme alla notte, si poggia sulla testa dei passanti e pesa come piombo, gli inclina il capo dicendo loro di guardare sempre a terra e mai troppo lontano.
Cosa sto ascoltando
La furia del vento. Siamo di Tramontana, e sono bellissimi i nomi dei venti
A cosa sto pensando
Sto pensando che viviamo in tempi ben strani, che siamo un po’ sulla frontiera come nel titolo, che potrebbe scoppiare la Terza guerra mondiale e nessuno ne parla (?), non è surreale? Del resto, cosa non lo è
E tu?
Ospiti
La puntata di oggi è dedicata a una scrittrice e writing coach che ci porta dentro il suo lavoro, io la ho conosciuta ovviamente tramite un libro, che è Overlove (Liberaria), il suo primo. Risponde Alessandra Minervini.
• Come descriveresti il tuo lavoro a un non addetto ai lavori?
Quando mi chiedono cosa faccio di mestiere, io rispondo l’allevatrice di storie. Mi piacciono le storie. Mi piace scriverle. Mi piace raccontarle. Mi piace farlo con persone che hanno la mia stessa idea. E cioè che scrivere è un modo di vivere.
• Cosa è per te la scrittura?
Scrivere è un desiderio: fisico, biologico, fisiologico, sentimentale. Nasce dal desidero di dare una nuova vita alla mia vita. Nuova vita all’infanzia, alle persone care e forse, anzi sicuramente, anche per ridare vita a me stessa. Il desiderio di raccontare corrisponde al desiderio di mettere ordine, di trovare un senso a ciò che è avvenuto e soprattutto a ciò che non è avvenuto. Scrivo non per dimostrare conoscenze ma al contrario per rimetterle in gioco, per rinominare le cose e ridefinire alcuni sentimenti, emozioni, dolori, per entrare in contatto con altre menti e confrontarmi.
• Come sei arrivata alla scelta di aiutare le storie degli altri a esprimere il loro potenziale nascosto, aiutarle a trovare la loro forma definitiva?
Scrivere significa prendersi cura. Una predisposizione con cui si nasce, e con la quale inevitabilmente si convive. Per cui occuparmi delle storie delle persone che seguo, che siano progetti in atto o idee ancora molte confuse è un richiamo naturale, mi piace nel senso che appartiene al mio sguardo e al mio carisma accudire il desiderio delle persone di raccontare storie. Ed è bello, anche se spesso mi priva di me stessa.
• Progetti/corsi in programma
Dopo anni di corsi online dovuti alla pandemia, sto di nuovo godendo della presenza in classe. Per quanto riguarda i contenuti ho iniziato a concentrarmi di più su due aspetti: il potenziale narrativo di una storia e dunque il suo sviluppo insieme a chi desidera scriverla e la possibilità di scriverla fino a raggiungere la piccola e media editoria. Quindi rispetto al passato, vorrei concentrarmi maggiormente sulla scoperta di nuove voci, dal momento che è successo e succede sempre più spesso a chi seguo nei percorsi di scrittura.
• Ce ne parli un po' più nel dettaglio?
Certo: per questi motivi, anche i miei laboratori di scrittura sono più legati al sistema editoriale, come per esempio “Stati di fatto” (Scuola Holden), pensato come una vera e propria guida nel mondo dell’editoria indipendente e le “Residenze di scrittura” in Puglia, che partiranno in estate, rivolte a chi ha bisogno di immergersi nella propria scrittura per un periodo più intenso.
• Chi è Alessandra
Una e trina: lettrice, scrittrice, accompagnatrice di storie.
Ricorda: se vuoi segnalare o proporre un contributo o un progetto per Calibri scrivimi, ti leggo molto volentieri✨
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E prima di salutarci, desidero ringraziare anche tutte le persone che si sono iscritte tra la scorsa puntata e questa: ciao, ben arrivato!
Noi ci leggiamo presto✨