Ciao e ben risintonizzato su Calibri, un posticino verde come la luna boscosa di Endor, ma senza rappresaglie. Come va? È stato un venerdì molto strano, più o meno così:
con imprevisti, corse contro il tempo, ma anche lame di sole, risate sotto i baffi, lo spettro di una discussione sventata per ora ma sospesa nell’aria e molte vibrazioni insolite – un po’ come quando si fa improvvisazione, la Commedia dell’Arte.
Ecco.
Cose che lampeggiano, cose che ritornano, cose che rilucono, terremoti a sorpresa, sorprese terremoto, quel pulviscolo corpuscolare di materia che ci gira intorno e che evitiamo, affrontiamo e intersechiamo come meglio ci riesce.
Ciascuno di noi, di fronte a un imprevisto, un cambio di rotta, una svolta inaspettata, un ricalcolo percorso, un evento inatteso o un fulmine a ciel sereno reagisce a modo suo.
Tra parentesi, una mossa suicida pubblicare nella settimana di Sanremo?
Lo scopriremo✨
Montesalto
C'era questa idea sbagliata, con cui erano venuti su tutti, che qualcosa ti rimaneva addosso. Che potevi andartene, cambiare città, regione, Paese, ma il marchio ti restava impresso. Quelli che se ne erano andati davvero, a un certo punto cominciavano a sentir chiamare la sirena. Avvertivano un'eco, un vuoto d'aria, un dolore.
Non proprio un dolore fisico, quanto più un'intermittenza latente, una sensazione a onde. Come sentir formicolare l'arto fantasma.
Tutti quelli che erano andati via avevano l'arto fantasma, e l'arto fantasma era la montagna.
La montagna dove ti sembrava di odiare chiunque, per i troppi limiti. Poi ti ritrovavi a mitizzare quelle stesse persone, cresciute con te, di fianco a te, di te.
Io sono loro, loro sono me.
Una certa scena underground, una certa disattenzione per le regole, un certo eversivo e punk fregarsene delle istituzioni, quando non si andava in vero e aperto scontro.
C'era da dire che non si aveva niente, ma quel niente era autentico.
Portavi i soprannomi di quelli della tua generazione come segni sulla faccia.
Nomi di battaglia, nomi di serata, nomi di siamo tutti uno.
Nomi di posti segreti, che non significavano niente per nessuno tranne per chi in quei boschi lividi, attorno a quei tavolini, in quei locali e con quelle persone ci si era fatto le ossa.
E così, quelli che andavano via restavano rotti a metà.
Avevano cercato di sovrascrivere, di spostare la gravità. Ma la montagna continuava a cantare in un angolo della mente, una periferia affettiva che riluceva sotto la polvere.
E quando tornavano, e si riconoscevano, puntandosi gli occhi in faccia si stupivano a vicenda, come i sopravvissuti, e commentavano, Siamo supereroi.
Mood
Mi è piaciuto
Questo libro edito Iperborea, non ancora letto ma di impatto magnetico (metto copertina)
[…] donne e uomini che cercano metodi per sopravvivere e scoprono l’empatia, imparando che «in ogni parola scambiata» può celarsi «la promessa di qualcosa di straordinario».
E questo libro edito Adelphi, per il motivo vedi sopra (rimetto copertina e sì, mi lascio affascinare dalle copertine, un po’ di sana superficialità non uccide)
Questo libro è fatto di buio e di neve. Di un treno nella notte, e di una coppia senza nome che scende in una stazione deserta del Grande Nord. Di un immenso, lussuoso albergo nel cuore di una foresta. Delle sue stanze chiuse, dei suoi infiniti corridoi, dell’isola di luce del suo bar.
Cosa sto leggendo
Beh, chili di letterine. Tra le new entry
e . Ma questa settimana, come c'era da aspettarsi, sono stata bersagliata di newsletter su Sanremo, tra cui la sempre caustica ("Una cosa che Sanremo semplicemente non è, perché Sanremo è anacronistico parallelo e irriflessivo, e lo è tanto più quanto s’impone di essere immanente e contemporaneo e riflessivo")Cosa sto ascoltando
Le fusa di una gatta infreddolita
A cosa sto pensando
Sto pensando che è molto molto bello dedicarsi alle proprie cose, avere tempo di dedicarsi alle proprie cose (ma spesso è una chimera!)
E al fatto che sempre più persone mi stanno dicendo, Vorrei fare qualcosa di creativo. Qualcosa di… di… Hai capito, no? (Sì. Buon segno. Periodo di fermento)
E tu?
Sei tra i creativi-wannabe? O preferisci seguirne le rocambolesche avventure?
Ospiti
L’invitata speciale di questa puntata, di cui ti avevo anticipato qui, è “un’incarnazione materica e virtuale”, una presenza che “abita la lacuna”, e oggi ci parla di Zodiaco in maniera del tutto nuova e intertestuale. Risponde Astri Amari.
• Come nasce il tuo interesse per lo studio di stelle e pianeti in chiave astrologica?
Come tutto nella mia vita, nasce dalla curiosità. Mi sono sempre fatta domande su di me e sul mondo, mi piace conoscere e sapere perché voglio capire, anche se comprendere le cose non significa cambiarle, per quello ci vuole l'esperienza. E così mi sono avvicinata all'astrologia; con la spinta iniziale della curiosità sono andata ad approfondire nel tempo, prima come autodidatta attraverso l'osservazione, poi frequentando un master per affinare la tecnica – non ho mai preso il diploma, non era quello il fine. L'interesse per l'astrologia è stato nutrito dalle persone che in questi anni mi hanno consultata e continuano a consultarmi, quelle con cui ho condiviso esperienze e saperi, perché la conoscenza non la fa il singolo ma la comunità.
• Perché secondo te ultimamente si è acuito un certo tipo di dibattito sugli oroscopi, suggerendo che il crederci o il non crederci possa in realtà veicolare l'appartenenza o meno a una linea di pensiero?
È un discorso molto complesso, difficile da sintetizzare senza tralasciare qualche riflessione, ma diciamo che anzitutto il transfemminismo ha aiutato e sta aiutando le persone a comprendere cosa è stato tolto alla conoscenza, ovvero la pluriversalità. Che poi è ciò che è stato tolto alle soggettività, cioè una visione fluida del mondo e di sé legata alle relazioni. Questo si è tradotto con il bisogno di rendere praticabili nuove visioni attraverso il recupero di certi saperi, come l'astrologia ma anche la tarologia, perché danno la possibilità di far circolare parole e immagini di rottura con certe dinamiche confinanti. L'altro passo da fare ora è quello di sottrarre questi saperi al consumo passivo, che il sistema impone, perché astrologia, tarologia e affini vanno verso la complessità, appunto, e dunque non utilizzano un linguaggio sintetico, tutt'altro. Mi preme dire anche un'altra cosa: all'astrologia, così come ai tarocchi, non si "crede", perché non è un "credo", non è una scienza e non è un'ideologia sostitutiva, assolve a un diverso bisogno spirituale e sostiene soggettività a cui spesso è negato il diritto a una vita interiore, le spinge verso l'applicazione di un desiderio politico di giustizia sociale, di magia, di trasformazione.
• Cosa cercano le persone interrogando le stelle, perché ci piace così tanto ascoltare e scoprire dettagli sul "nostro" segno zodiacale?
Nella mia pratica tendo a fare una differenza tra gli oroscopi mainstream e l'astrologia, perché l'attenzione degli oroscopi sul segno solare oscura la complessità del tema natale e incita a elaborare un'idea rigida della coscienza di sé, mentre la mappa astrologica personale (ovvero il tema natale o grafico di nascita) può essere utilizzata per rivendicare il proprio posto nel mondo e incorporare la queerness nella pratica, perché l'astrologia è queer, e per essere compresa richiede una lente queer. Dunque riappropriarsi dei significati dei segni, dei pianeti e delle case astrologiche vuol dire avere molteplici possibilità, cosa che consente alle persone di decidere come utilizzarle, come identificarsi con quelle possibilità. È vero che il nostro destino non è nelle stelle ma sono comunque nostre complici nella creazione dell'esperienza sulla Terra.
• Come sei arrivata all'idea di un libro?
Non è mai stato un obiettivo, parlo spesso con compagnə che mi chiedono libri di astrologia ma non so mai cosa rispondere, perché tranne quelli di manualistica non c'è nulla di davvero interessante. E comunque anche la tecnica è noiosissima. Così ho pensato che forse dovevo mettere insieme quello che so, che non è tutto ovviamente, visto che non essendo lineare e completa abito la lacuna. Il libro è un primo step di divulgazione più ampia, oltre ai social che uso molto.
• "Per un'astrologia transfemminista", una definizione che è un manifesto: puoi dirci qualcosa in più sul filo conduttore tra questi due concetti?
Per dirlo con le parole di Camille Ducellier in Le guide pratique du féminisme divinatoire, si tratta di: «[...] un luogo di passaggio per coloro che inventano le proprie leggi; per quelle che sviluppano una sensibilità fuori dalle norme sociali così come quelle che desiderano profondamente l’esplosione di ogni ordine costituito». Si tratta di, sempre con Ducellier: «svincolare il femminismo radicale dal suo razionalismo e dalla sua mancanza totale di considerazione per le tradizioni esoteriche come l’astrologia, l’alchimia, la magia cerimoniale, le arti divinatorie».
• Chi è Astri Amari
Una fattucchiera lesbica, anarchica, antifascista e antispecista che pratica un’astrologia eretica. È l'incarnazione materica e virtuale di anni di studio autodidattico dello Zodiaco, è il desiderio di aprire le porte e le finestre sull'esperienza concreta e immaginifica che offrono le stelle, è la scelta di farlo sul piano emotivo e comunicativo. Esiste sulle piattaforme social a scopo divulgativo e nelle assemblee delle streghe a scopo politico.
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Come mi è uscita una puntata così oscura e violetta? Ma soprattutto, chi vincerà Sanremo? E inoltre, quanto poco è durata questa settimana?
Se è la tua prima Calibri, ben arrivato <3
Noi ci leggiamo presto✨